24 Aprile 2024
le interviste

Vent´anni di panchina per Maurizio Costantini: il Catania, la Triestina, i tifosi e il ...Domio

Ti avvicini e senti la musica, entri e vedi la gente ballare. Che sia un valzer o una mazurka non importa,
l´orchestra coinvolge e le coppie si gettano in pista. Ti giri e vedi da tutte le parti costine, pollo e cevapcici. La sagra ferragostana di Mattonaia attira molta gente, molti dei quali sportivi. Siamo in casa del Domio e in una tavolata con degli amici spunta ben visibile la sua "chioma". E´ Maurizio Costantini, da giocatore una delle bandiere della Triestina, che da poche settimane ha instaurato un rapporto di collaborazione con la stessa società biancoverde. Domio è ora insomma anche casa sua. Sportivamente parlando.
Cinquantratrè anni, veneto di nascita ma triestino d´adozione, è l´unico in città assieme a Vittorio Russo ad avere il patentino di prima categoria Uefa Pro, potrebbe insomma allenare anche la Nazionale. E´ buon amico di Eusebio Di Francesco, ha buoni rapporti con i vari Allegri, Reja, Mancini e Castori. Solo per citarne alcuni. Partecipando ai corsi di aggiornamento ha modo di frequentare tutti i più importanti tecnici italiani e di confrontarsi con loro.
E sugli allenatori Costantini ha molte cose da dire: "Il calcio è legato a tante cose, purtroppo, sarebbe intanto da denunciare quei presidenti che per farti allenare ti chiedono uno sponsor. Il mestiere di allenatore è molto difficile, ci deve essere la meritocrazia e prima di arrivare a guidare una squadra di serie A devi fare tanta gavetta perchè solo con l´esperienza acquisisci le giuste conoscenze. Secondo me non esiste il fatto ad esempio che Balzaretti nei giorni scorsi per problemi fisici ha chiuso la propria carriera e gli è già stato dato l´incarico di scegliere i giocatori all´estero per la stessa Roma. Per arrivare lì ci vorrebbero normalmente molti anni. A volte ci sono delle dinamiche commerciali da gestire, ad esempio un´importante società italiana di serie A ha preso come tecnico nelle giovanili una persona raccomandata da una banca. Non è giusto ma funziona così".
Ma nel calcio italiano non ci sono solo problemi con gli allenatori, anche con i presidenti. Il buon Maurizio la prende larga ma poi affronta il problema del calcio scommesse: "Nel 2002 sono stato chiamato ad allenare l´Acireale in serie C, ero arrivato a metà stagione e vincemmo il campionato. Quella fu la mia soddisfazione più grande da allenatore assieme alla stagione con la Juve Stabia quando presi la squadra ultima in classifica e la portai alla salvezza tramite i play-out. Il presidente dell´Acireale era Pulvirenti, patron anche del Catania, che poi mi diede la promozione affidandomi proprio il Catania in serie B. In quella squadra però arrivai nel momento sbagliato, c´erano infatti degli ottimi giocatori ma giunti ormai alla fine della carriera come Ferrante, Fresi, Vugrinec, Miceli e Walem. Un gruppo difficile da gestire perché usurato. E fui esonerato. Come detto il presidente era Pulvirenti, un gran imprenditore catanese che dava ampia libertà d´azione ai suoi collaboratori. Dopo averli scelti gli dava pieni poteri. Ebbene uno di questi era Lomonaco, uno che di calcio ne sa tantissimo, uno che lo vive 24 ore al giorno. Molto bravo. Capitava che ti chiamava anche alle 2 di notte. Con lui passai tre anni pesanti. Lomonaco da poco ha lasciato il Catania e il presidente Pulvirenti forse in difficoltà per la mancanza di un importante punto di riferimento ha confessato di avere alterato diverse partite per uscire dai bassifondi della classifica".
Costantini nella sua carriera ha allenato il San Sergio (1995), poi Pievigina, Giorgione, Triestina, Mestre, Acireale, Catania, Salernitana, Torres, Juve Stabia, Colligiana, Sacilese ed infine ancora Triestina portandola dall´Eccellenza alla serie D. "Nella mia vita ho sempre voluto imparare. Non posso dimenticare il primo maestro che a Jesolo fu Maurizio Seno il quale mi ha insegnato la tecnica. I giocatori Glerean e Belligrandi venivano ad allenarsi con noi per farci assaporare il vero calcio. Petrin, ora ottantenne, quando ero a Conegliano era uno odiato da tutti, ma con il passare degli anni ho iniziato ad apprezzarlo e a ringraziarlo perché ha tirato fuori in me tutto il mio carattere e la mia determinazione. Ma il ringraziamento più grande lo devo a mio padre, mancato da poco, perchè provenendo da una famiglia contadina dove tutte le braccia sono utili mi ha permesso di andare via da casa a 14 anni. Quando sono diventato allenatore approfittavo di qualche giorno di pausa, prima o durante la preparazione, per andare a sbirciare gli allenamenti delle squadre di serie A per carpirne i segreti. E poi ho viaggiato anche all´estero, perlopiù in Belgio, Francia e Olanda dove ho visionato gli allenamenti dei settori giovanili di squadre professionistiche e devo dire che sono molto più avanti di quelle italiane. Qui purtroppo siamo ancora lontanissimi".
Roccia, questo il suo soprannome per la grinta che metteva in campo da calciatore, ha anche qualche rimpianto: "L´unica cosa che mi rimprovero è quando accettai la proposta della Torres. Venni sconsigliato da diverse persone ma volli fare di testa mia. Ero stato tratto un po´ in inganno dal fatto che mi avevano prospettato una situazione diversa da quella che poi ho trovato. Le cose non andarono molto bene e fui esonerato nel finale di stagione".
Il buon Maurizio non si trova a suo agio con il calcio di oggi: "Ora la maggior parte degli allenatori deve accettare di tutto, io faccio fatica ad allenare perchè non voglio i compromessi. Ho un pregio che qualcuno dice sia un difetto e cioè che dico sempre quello che penso. Durante la mia ultima esperienza con la Triestina dicevo sin da subito che non c´erano i soldi per fare un campionato di vertice, avevo messo le mani avanti. La dirigenza voleva imporre dei giocatori, Cergol ad esempio mi portò Pimazzoni, che io non ritenevo utile ma a lui gli piaceva. Dopo poche giornate fui esonerato. Ci fu quindi il cambio di staff, si fece partire il settore giovanile che poi sparì. I debiti si accumularono e se si guardano bene le cifre ecco che più o meno sono le stesse di oggi. Se adesso il passivo è così grande lo si deve a quelle scelte".
E a proposito di Alabarda il discorso non può che andare sulla frattura che sembra insanabile tra i tifosi e la Triestina 2012 di Pontrelli: "Secondo me i tifosi hanno sbagliato nel credere che una squadra ripescata all´ultimo momento in serie D possa pensare di puntare a vincere il campionato. La società millantava propositi vincenti che non era il caso di fare. I problemi che prospettavo, nel frattempo si sono ingigantiti. Quando sono andato via dalla Triestina non mi ero lasciato bene con i tifosi. Ricevetti molti insulti ma per fortuna ora ci siamo ricompattati. Io credo che i tifosi abbiano sbagliato i tempi, dando il marchio alla società quando non dovevano e togliendolo troppo presto. Secondo me avrebbero dovuto aspettare ancora un po´, almeno per vedere se il presidente Pontrelli avrebbe messo a posto le cose come prometteva".
Costantini poi si sbilancia sulla costruzione della squadra per il prossimo campionato: "La società ha operato bene sul mercato e la squadra sulla carta mi sembra buona. Le favorite ad ogni modo dovrebbero essere l´Altovicentino e il Venezia ed eventualmente il Delta Rovigo se verrà inserito nel girone dell´Unione 2012".
In attesa degli eventi che potrebbero essere una nuova panchina, Costantini si sta dedicando ai giovani. Di recente collaborava con il Trieste Calcio ma il presidente de Bosichi ha voluto operare scelte diverse, nonostante il buon rapporto che li lega. Molte sono state le proposte ricevute nel frattempo da Roccia che quando si è imbattuto nella realtà di Domio non ha esitato a dire di si. "Il tutto è nato da una chiacchierata con Salvatore Fichera, prima era solo un´idea ma qualche settimana dopo è diventata un progetto molto interessante. Mio nipote undicenne milita in questa società per cui lo seguivo spesso e già intravedevo le enormi potenzialità di questa società nella sua gran bella struttura".
Ma di preciso qual´è il progetto in questione? "Il mio incarico è quello di responsabile del settore giovanile, il percorso da fare sarà lungo e ci saranno delle difficoltà dovute a vari inevitabili cambiamenti. La prima cosa da fare sarà di migliorare l´organizzazione e per questo il mio passato con le relative conoscenti saranno molto utili. Sarò di supporto ai tecnici per aiutarli a crescere. Mi piacerebbe poter creare all´interno della società gli allenatori del futuro senza dover andare a cercarli altrove. Ci sono infatti molti dei nostri giovani che potrebbero provare questa esperienza senza abbandonare il proprio ruolo di giocatore. Uno dei nostri obiettivi è quello naturalmente di portare in Prima squadra i ragazzi del settore giovanile mentre per quelli ancora più bravi la strada dev´essere di approdo in qualche società di categoria superiore, il più in alto possibile. Ad aiutarli in fatto di tecnica ci penserà Fulvio Varglien che farà da supervisore, una persona estremamente competente che ci sarà molto utile".
Di tutti quelli che intraprendono un´attività sportiva purtroppo solo una minimissima parte riesce a sfondare. Il calcio perciò deve essere preso inizialmente come una palestra di vita. "Mi piace dare un servizio -continua Costantini- insegnando ai miei allievi il rispetto delle regole e il rispetto degli avversari. Dei comportamenti che potranno essere loro utili anche se nella vita non faranno i calciatori di professione. Devono capire che in qualsiasi campo si cimentino dovranno fare degli enormi sacrifici. In questo il compito degli istruttori è importante e al tempo stesso difficile. Il mondo negli ultimi trent´anni è cambiato, i ragazzi sono molto intelligenti e dobbiamo noi adattarci a loro, dobbiamo trovare la chiave giusta per entrare in sintonia con loro. E in questo senso io personalmente ho delle attitudini particolari. Un aspetto molto importante ce l´hanno poi i genitori i quali, anni addietro, per qualsiasi cosa accadeva in squadra davano sempre ragione all´allenatore piuttosto che al proprio figlio. Ora invece il genitore pensa che il tecnico ce l´abbia a male con suo figlio. Noi dobbiamo essere bravi a convincere lo stesso genitore che certe scelte vanno fatte proprio per il bene del ragazzo".
Infine un consiglio di Costantini agli allenatori, soprattutto a quelli meno esperti: "Fate attenzione ai libri, a quelle pubblicazioni che parlano di tattiche. Vanno presi nel modo giusto perchè se non lo si fa si rischia di spersonalizzarsi. In campo bisogna osservare tanto, guardare poco chi è nelle vicinanze del pallone e concentrarsi di più su chi invece si trova più lontano dalla sfera. Più si riesce ad insegnare a questa seconda categoria di giocatori le posizioni giuste da mantenere e più la squadra sarà equilibrata e di conseguenza ci saranno meno possibilità di trovarsi impreparati in certe situazioni".
Il lavoro di Costantini a Domio sta iniziando in questi giorni. Nonostante abbia alle spalle una vita calcistica spesa in giro per il Paese, non sembra che gli stimoli gli manchino visto l´amore che ci mette quando ti racconta le cose e l´entusiasmo che esterna. Buona fortuna Mauri.

scritto da Massimo Umek (Sportest)
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